Nel 1958 Ugo Zatterin e Giovanni Salvi realizzarono la prima grande inchiesta sull’occupazione femminile in Italia, andata poi in onda nella primavera del 1959: “La donna che lavora” mostrò attraverso la televisione le attività di donne impegnate nell’agricoltura, nell’industria, nella giustizia, mestieri che fino a poco tempo prima erano di esclusivo appannaggio maschile. A 35 anni da quella memorabile inchiesta, nel 1993 la Rai torna a trovare le pioniere di allora per raccontare come la loro coraggiosa storia individuale sia diventata, negli anni, una rivoluzionaria presa di coscienza collettiva.
Rai Teche celebra la Giornata Internazionale della Donna restituendo al pubblico questa preziosa lettura in prospettiva storica del percorso di emancipazione femminile in Italia: “La donna che lavora 1958-1993“.
Il programma, in onda nell’estate 1993 in 7 puntate con la regia di Piero Farina, è introdotto e commentato da Tina Anselmi: prima donna ministro della Repubblica, del Lavoro e poi della Sanità, propose alcuni provvedimenti legislativi che rappresentano pietre miliari della nostra democrazia, fra cui la legge del 1977 per le pari opportunità lavorative che vietava qualsiasi discriminazione di genere in ambito professionale.
Alla giornalista Raffaella Spaccarelli è affidato il compito di ripercorrere le tappe dell’inchiesta del 1958 per ritrovare quelle stesse donne divenute nel frattempo madri e nonne. Le loro storie e quelle delle loro figlie e nipoti si intrecciano con quelle delle “prime donne” impegnate in professioni considerate tipicamente maschili.
L’itinerario alla riscoperta delle donne lavoratrici inizia, nella prima puntata, da uno dei mestieri più rappresentativi del lavoro femminile nell’Italia degli anni cinquanta: le mondine, lavoratrici delle risaie nel Nord Italia. Le immagini del 1958 vengono commentate dalle stesse lavoratrici, ora in pensione, e dalle loro figlie. A seguire, Giovanna De Santis ricorda il suo lavoro di capostazione: era la prima donna italiana a ricoprire questo incarico.
Tra ricordi suscitati al rivedere le immagini di allora e riflessioni sul presente, tra speranze e prospettive future auspicate per i propri figli, dalle storie di queste grandi donne emergono i cambiamenti occorsi non solo nella loro vita e nella loro famiglia ma anche nella realtà lavorativa e sociale italiana: lo spopolamento delle campagne, la scolarizzazione, la difficile mediazione tra impegni lavorativi e vita familiare, l’evoluzione dei ruoli di genere. Allo spettatore e alle spettatrici di oggi vengono così offerte preziose chiavi di lettura e fonti di ispirazione per il nostro presente. Come conclude Tina Anselmi:
La parità non è assumere il modello maschile, ma la possibilità vera di esprimersi e di scegliere a cosa dare più spazio nella propria vita. È questa la sfida di oggi per le donne: vivere la parità nella diversità.