Nel centenario della nascita di Luciano Berio (Imperia, 24 ottobre 1925 – Roma, 27 maggio 2003), Rai Teche pubblica su RaiPlay “Luciano Berio: Laborintus II”: la sperimentale opera scenica del compositore nella sua rappresentazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1968. Nel video l’inizio dell’esibizione.
Su testo di Edoardo Sanguineti, dalla cui raccolta di poesie Laborintus prende il titolo, il lavoro fu composto nel 1965 per il 700° anniversario della nascita di Dante Alighieri su commissione dell’O.R.T.F. e vinse al Prix Italia 1966 il “Rai Prize for musical programmes”.
Laborintus II è un’opera indeterminata, provocatoria e stimolante, aperta al contributo creativo del regista e dello stesso ascoltatore. Nelle parole di Sanguineti si intrecciano citazioni e temi della Vita Nuova, del Convivio e della Divina Commedia di Dante Alighieri combinati con testi biblici e di autori come T.S. Eliot ed Ezra Pound. Il discorso è frammentato, fatto di allusioni, cenni e rimandi, e così anche la musica. Berio lascia allo scoperto le parole, dando vita a una creazione sonora autonoma e a un tempo essenziale alla completezza del fatto performativo.
Come scrive il compositore: “Laborintus II è un’opera scenica; può essere trattata come una rappresentazione, come una storia, un’allegoria, un documentario, una danza. Può essere rappresentata a scuola, a teatro, in televisione, all’aria aperta e in qualsiasi altro luogo che permetta di riunire un uditorio.”
Al Teatro Caio Melisso di Spoleto, nell’estate 1968, realizzarono la performance il mezzosoprano Cathy Berberian, i soprani Carol Plantamura e Marjorie Wright insieme al poeta Ariodante Marianni, al Gruppo Antonin Artaud diretto da Alessandro Cane, il Juilliard Ensemble e il Gruppo Strumentale Romano. La realizzazione scenica fu curata da Alessandro Cane e dallo stesso Berio.
Nel 1972 Luciano Berio fu protagonista del programma “C’è musica e musica” in cui i grandi protagonisti della musica mondiale rispondono alle domande del “Questionario Proust”: dal compositore preferito, al peggior difetto, all’idea di infelicità e di felicità.



