Rocco Scotellaro è stato un poeta, scrittore e uomo politico lucano figura-chiave della nuova cultura meridionalista nell’Italia del dopoguerra, al pari di altri intellettuali come Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria. In occasione del centenario dalla sua nascita (19 aprile 1923) Rai Teche ripropone una scena dal film TV che racconta la sua vita, andato in onda sulla seconda rete il 10 marzo 1979.
Nato a Tricarico (Matera), Rocco Scotellaro era figlio di un calzolaio e di una sarta che in paese scriveva e leggeva la corrispondenza degli emigrati per i famigliari rimasti. Ebbe la possibilità di studiare giurisprudenza a Roma, pur senza laurearsi. Tornato in paese nel 1942, dopo la morte del padre, si impegnò in politica nel Partito socialista, lottando a fianco dei contadini della sua terra per il miglioramento delle loro condizioni di vita, e nel 1946 venne eletto sindaco.
Alcune false accuse, montate contro di lui dagli avversari, lo portarono in carcere nel 1950 per più di un mese; in seguito a quest’amara esperienza, sebbene assolto con formula piena, Scotellaro preferì ritirarsi dall’attività politica per dedicarsi alla letteratura e agli studi, senza però mai separarli dal profondo interesse per il mondo contadino e più in generale per la questione meridionale.
I suoi lavori furono tutti pubblicati dopo la morte, avvenuta a soli trent’anni nel 1953: è il caso delle raccolte poetiche (da “È fatto giorno”, Premio Viareggio 1954) e dei racconti (“Uno si distrae al bivio”), ma soprattutto di due importanti testi lasciati incompiuti come il romanzo autobiografico “L’uva puttanella” e l’inchiesta “Contadini del Sud”.
A far rivivere un’esistenza così breve ed intensa sul piccolo schermo alla fine degli anni ‘70, in un momento di rinnovata attenzione per la personalità di Scotellaro, furono un interprete d’eccezione come Bruno Cirino, già indimenticabile volto televisivo nel capolavoro di Vittorio De Seta “Diario di un maestro”, il regista teatrale Maurizio Scaparro (recentemente scomparso) e la scrittrice e drammaturga Maricla Boggio, autrice della sceneggiatura.
Il copione fu rielaborato più volte nel corso di un lavoro di ricerca durato due anni: questo lungo percorso preparatorio sfociò in quattro settimane di riprese nei luoghi del poeta lucano, con il coinvolgimento della popolazione di Tricarico.
Di quest’approccio “partecipato” rimane la piccola testimonianza del dibattito trasmesso subito dopo il film, dibattito nel corso del quale la stessa Maricla Boggio dava la parola ad alcuni cittadini riuniti per la visione, non soltanto vecchi conoscenti di Scotellaro ma anche giovani attratti dalla sua esperienza.
Del resto, l’attività di Rocco Scotellaro, poeta e politico, fu caratterizzata proprio dalla volontà di rendere protagonisti uomini e donne di quell’aspro mondo rurale che tanto aveva a cuore, con iniziative come l’ospedale civile creato con il contributo di tutti, ma anche con il tentativo di restituire nelle proprie opere una voce ai contadini, fino ad invitarli a raccontarsi in prima persona.
Proprio quest’aspetto così moderno della personalità dello scrittore di Tricarico è al centro della narrazione costruita da Boggio, che sul Radiocorriere sottolineava come Scotellaro spingesse “i contadini a muoversi autonomamente, senza attendere, come in passato, le indicazioni dall’alto”.
La versione del film presentata è quella trasmessa nel 1981 all’indomani della scomparsa, anch’essa prematura, di Bruno Cirino, ricordato dal regista Scaparro in apertura come l’attore ideale per dare corpo e voce a Rocco Scotellaro, personaggio del quale condivideva molto: su tutto, il cercare “con ottimismo disperato di coniugare politica e poesia”.
Il film integrale è disponibile nella fascia Teche su RaiPlay.