È una sera di settembre del 1977, Pino Daniele canta “Napule è” e “Madonna mia” in una delle sue prime apparizioni televisive. L’esibizione, dal vivo, risuona nell’auditorium di Fuorigrotta. È l’ultima puntata di “Auditorio A”, uno dei migliori programmi musicali nella storia della nostra televisione. Rai Teche propone su RaiPlay le sei puntate andate in onda sul secondo canale dal 5 agosto al 23 settembre 1977.
Erede delle otto edizioni del celeberrimo “Senza rete” e di “Per una sera d’estate” che ne aveva preso il posto nel 1976, la trasmissione manteneva di quelle esperienze di successo tre elementi: la collocazione nel palinsesto estivo, la realizzazione all’interno del magnifico Auditorium Rai di Napoli e soprattutto il proporre esibizioni registrate rigorosamente dal vivo, con grandi artisti della musica leggera accompagnati da una grande orchestra.
“Auditorio A” della fortunata stagione di “Senza rete” conservava anche un autore del livello di Giorgio Calabrese. Voleva però essere una sorta di aggiornamento della formula in direzione di quanto di più interessante stava offrendo il panorama musicale italiano nella seconda metà degli anni ’70.
Se quindi ogni appuntamento era dedicato ad un diverso interprete, particolare attenzione veniva riservata a cantautori allora emergenti come Roberto Vecchioni e Angelo Branduardi, così come inedita risultava anche la veste in cui si presentavano nomi già consolidati quali Sergio Endrigo, Gino Paoli e Milva, con molti brani attinti dalla produzione più recente ed invece pochi classici del loro repertorio.
La puntata conclusiva “Napoli Nuovo Sound”, inoltre, rappresentò una storia a sé, essendo concepita come un viaggio-concerto alla scoperta della giovane scena musicale napoletana: sul palco dell’auditorium di Fuorigrotta, proprio davanti al pubblico della loro città, si alternarono tra gli altri il jazz-rock dei Napoli Centrale (con il sassofono di James Senese), le percussioni di Tony Esposito e la tradizione folk riletta da Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò e Teresa De Sio, per non parlare delle canzoni di Pino Daniele.
La regia di un veterano come Stefano De Stefani, già al fianco di Enzo Trapani e Giancarlo Nicotra nel dirigere alcune delle passate edizioni di “Senza rete”, si riallacciò all’impostazione originale di quel programma, che nella stagione d’esordio non aveva un vero e proprio presentatore. Per “Auditorio A” questa funzione venne in parte assolta dal direttore dell’orchestra Pino Presti, altra importante novità della trasmissione: per curare la parte musicale veniva scelto questa volta un giovane maestro, arrangiatore, compositore e produttore discografico di grandissimo talento, reduce da storiche collaborazioni (su tutte quella con Mina) e dall’album “1st Round“, tra i primi esperimenti italiani di funk e disco.
Ad accrescere ulteriormente la forza di “Auditorio A”, ancora oggi uno spettacolo di impatto e freschezza straordinari, la scelta (all’epoca insolita) di mostrare intere sequenze delle prove nelle diverse puntate e, non meno importante, un nutrito cast di ospiti che contribuivano ad ampliare gli orizzonti musicali: da I Nomadi al Banco del Mutuo Soccorso, da Fausto Leali a Rino Gaetano, dal trombettista Maynard Ferguson al Daniel Sentacruz Ensemble, dal sassofonista Giorgio Baiocco alla cantante Suan.