In occasione dei 20 anni dalla scomparsa del leader palestinese Yasser Arafat (Il Cairo, 24 agosto 1929 – Clamart, 11 novembre 2004), Rai Teche pubblica su RaiPlay l’antologia di interviste e servizi giornalistici dedicati al leader palestinese “Arafat l’ulivo e il fucile”.
Il 13 novembre del 1974 Arafat, invitato a parlare per la prima volta all’Assemblea generale dell’ONU su richiesta del movimento dei Paesi non allineati, pronunciò una frase diventata celebre che sintetizza anche il duplice ruolo di politico e di combattente svolto nel corso della sua vita: «Oggi sono venuto con un ramoscello di ulivo e un fucile da combattente per la libertà. Non lasciate che il ramoscello d’ulivo cada dalla mia mano».
L’antologia proposta da Rai Teche aiuta a ricostruire il profilo di un personaggio complesso e controverso, documentando varie fasi della sua guida del movimento politico-militare Al-Fatah: dai campi profughi palestinesi disseminati nel Medioriente, alle basi operative di Beirut e Tripoli in Libano ed infine a Tunisi che per molti anni fu la sede prescelta per il quartier generale dell’OLP.
Nei contributi video qui raccolti Arafat è intervistato spesso in condizioni difficili dettate dalla condizione di clandestinità in cui il leader dell’OLP dovette rifugiarsi, anche per via della lunga serie di attentati falliti alla sua vita che subì nel corso degli anni. Arafat è intervistato da alcuni dei giornalisti italiani più importanti del tempo quali Enzo Biagi, Giovanni Minoli, Enrico Mentana, Fabrizio Del Noce, Alberto La Volpe, Igor Man, Sandro Viola, Bruno Marolo, Paolo Gherardi, Aldo Falivena.
Attraverso le parole di Arafat ripercorriamo i nodi cruciali della sua vita e la decisione maturata in giovane età d’interrompere gli studi d’ingegneria nel Kuwait per abbracciare la causa del popolo palestinese diventando il capo guerrigliero di un’organizzazione che era considerata terroristica da alcuni paesi e riconosciuta come pienamente legittima da altri.
Nei reportage giornalistici degli inviati Rai viene documentata l’esistenza difficile dei profughi palestinesi dispersi in diversi paesi arabi, apolidi senza cittadinanza, tra i quali nascevano i gruppi di combattenti fedayin ed anche la difficile opera di mediazione tra i vari gruppi palestinesi armati, spesso accesamente rivali, messa in atto da Arafat per giungere alla sintesi di una politica unitaria credibile sul piano internazionale.
Nonostante l’intenzione dichiarata da parte del leader palestinese di sottoscrivere un accordo di pace che potesse far cessare definitivamente il conflitto israelo-palestinese e le speranze accese dalla firma degli accordi di Oslo del 13 settembre 1993, che videro il premier israeliano Yitzhak Rabin ed il leader dell’OLP Yasser Arafat stringersi la mano sotto l’egida dell’allora presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton, la prospettiva di una pace duratura si è infranta nella conflittualità sempre più drammatica che caratterizza lo scenario mediorientale e che proprio in questi giorni giunge ad un livello tale da far apparire sempre più difficile la costruzione di un possibile percorso di pace.