In occasione dei 60 anni di Antonio Rezza (Novara, 5 marzo 1965), autore teatrale e cinematografico, romanziere e performer, Rai Teche pubblica su RaiPlay il suo programma, scritto assieme a Flavia Mastrella, “Troppolitani“.
Composto da 15 puntate andate in onda in un arco temporale compreso tra il 12 Luglio del 1999 ed il 9 Marzo del 2000 era incentrato su una serie di interviste di Antonio Rezza realizzate in luoghi pubblici metropolitani quali mezzi di trasporto, vie di transito, spazi commerciali con interazioni estemporanee e casuali che spesso stimolano una immediata complicità tra l’intervistatore e gli occasionali intervistati. In contesti e situazioni apparentemente banali le domande di Rezza innescano strani cortocircuiti di senso all’interno dei quali le persone rispondono rivelando la loro irriducibile originalità.
Sullo sfondo di una Roma in trasformazione fatta di scorci urbani in cui le persone entrano in relazione secondo dinamiche imprevedibili, la presenza di Rezza fa da catalizzatore per pensieri non-lineari, riflessioni corsare e momenti di comicità surreale. La serie di “Troppolitani” nasce come esperimento televisivo curato, oltre che dalla coppia Rezza-Mastrella, anche da Annamaria Catricalà e Stefano Coletta.
Nelle parole di Rezza le sue sono “interviste a corpo libero” condotte, “e galoppate”, con un filo elettrico avvolto al braccio culminante in una piccola capsula microfonica legata al dito indice con il quale interroga i suoi randomici “speaker”.
La trasmissione divenne all’epoca un piccolo “cult” che fece conoscere al pubblico televisivo il personaggio di Antonio Rezza avvicinandolo alla sua ricerca artistica e teatrale per la quale, insieme a Flavia Mastrella scultrice e scenografa a lui legata da un lungo sodalizio artistico, ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Biennale teatro di Venezia con la seguente motivazione: “Antonio Rezza è l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e a tratti per pura, folle e lucida genialità”.