“Ora i protagonisti sono diventati spettatori e valutano, conoscendo ogni segreto della trama, il finale del dramma: adesso si può cercare di capire il perché” Enzo Biagi.
Rai Teche propone su RaiPlay uno dei più importanti programmi di approfondimento storico firmati da Enzo Biagi, “Questo secolo: 1943 e dintorni”, andato in onda in dieci puntate dal 4 ottobre al 5 novembre 1983 su Raiuno. L’occasione sono gli 80 anni trascorsi da quell’8 settembre 1943 che rappresentò uno spartiacque nel secondo conflitto mondiale e nella storia italiana. Nel video è Enzo Biagi stesso a ricordare dove era e come si svolsero i fatti di quel giorno.
Il proclama dell’armistizio da parte del capo del governo Pietro Badoglio, succeduto a Mussolini da poco più di un mese, colse il Paese impreparato. Lasciò la gran parte delle forze armate allo sbando perché senza ordini precisi. Alcuni storici hanno in seguito azzardato l’espressione “morte della patria” per identificare questo difficile passaggio delle nostre vicende nazionali. Soprattutto in riferimento al venir meno, di fatto, dell’apparato statale dopo la fuga da Roma da parte del Re Vittorio Emanuele III insieme all’intera compagine ministeriale e ai vertici militari.
La scelta di Enzo Biagi (Lizzano in Belvedere, 9 agosto 1920 – Milano, 6 novembre 2007), nel quarantennale dell’evento, fu comunque quella di allargare lo sguardo all’esperienza complessiva degli ultimi due anni di guerra. Cercò così di ricostruire come fosse stata vissuta dalla propria generazione. Quella di chi all’epoca era magari poco più che ventenne e si ritrovava al fronte come soldato, oppure sfollato o deportato, e presto avrebbe dovuto prendere posizione in un Paese diviso tra Resistenza e nazifascisti. Come si vede in questo video, incipit della prima puntata.
La ricostruzione è affidata ai filmati, alle foto, ai manifesti dell’epoca, ma soprattutto alle parole dei tantissimi testimoni. Enzo Biagi chiede loro di contribuire con i propri ricordi alla rievocazione di un periodo di radicali mutamenti, secondo un taglio che privilegia i fatti di vita vissuta e il filtro della memoria personale.
Accanto a storici di fama internazionale sfilano dunque davanti alle telecamere Rai personaggi di primo piano della cultura, come Alberto Moravia, che si vede nel video qui di seguito. Ma anche della politica (Giulio Andreotti, Gian Carlo Pajetta), della scienza (Emilio Segrè), dello spettacolo (Pietro Garinei, Steno), e poi tante altre figure “minori” che attraversarono i convulsi mesi tra l’inverno del 1943 e la primavera del 1945.
Lo stesso Enzo Biagi, dichiarando fin dall’inizio la propria appartenenza generazionale a quell’incandescente momento storico, propone una serie di sue “autointerviste” per inquadrare, con la complicità del regista Luciano Arancio, i vari episodi toccati nel corso della trasmissione: dalla battaglia di Stalingrado allo sbarco alleato in Sicilia, dalle persecuzioni antisemite alla caduta del fascismo, dalla lotta partigiana alla Repubblica di Salò.
Va ricordato infine che, dove non potevano arrivare i documenti e le testimonianze, il programma cercava di restituire l’atmosfera del tempo con l’aiuto della voce di Milva, interprete della sigla “Nottegiorno” scritta da Paolo Conte, dei balletti di Carmen Russo su alcuni dei più noti motivetti degli anni ’30 e ‘40, ma soprattutto delle pagine del libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea” lette dalla straordinaria Piera Degli Esposti.