Il 19 ottobre 1975 la Rai trasmette la prima puntata de “Il lungo viaggio”, una raffinata trasposizione televisiva che riunisce i tre cosiddetti “romanzi ministeriali” di Fëdor Dostoevskij — “Il sosia”, “Memorie dal sottosuolo” e “Una brutta storia”.
Quattro puntate, andate in onda tra ottobre e novembre 1975 per la regia di Franco Giraldi, compongono un affresco psicologico e sociale in cui l’autore russo ritrae il mondo dei funzionari statali colti nel loro disordine interiore e nella loro alienazione quotidiana.
Nel cast figurano Flavio Bucci, Ottavia Piccolo e Glauco Mauri, interpreti di personaggi sospesi tra la realtà e l’allucinazione, in un contesto che riflette la tensione morale e spirituale tipica dell’universo dostoevskiano.
Da “Il sosia”, protagonista è Ivan Petrovic, mediocre impiegato statale che nella sua fantasia crea un alter ego ricco, affascinante e potente. La costruzione mentale di questo sosia lo conduce progressivamente verso il delirio: il doppio, sempre più reale e maligno, ordisce contro di lui una trappola. Ingannato, Ivan viene condotto nella casa di Klara, la donna di cui è innamorato, e infine consegnato dai colleghi al medico Rutenspitz, che lo porta in manicomio.
Nella seconda parte di “Memorie dal sottosuolo” si raccontano le vicende di un uomo incapace di inserirsi nella società, che tenta invano di fuggire da se stesso e dal proprio isolamento. La sua ribellione interiore si traduce in un doloroso monologo sull’impossibilità di conciliare libertà e appartenenza.
Infine da “Una brutta storia”, due viaggiator su un treno diretto da Pietroburgo a Perm’ discutono della contrapposizione tra il mondo contadino, placido e armonico, e la frenesia della vita urbana. Da questo confronto emergono i diversi volti della Russia dostoevskiana: tradizione e modernità, innocenza e corruzione.
In un’altra vicenda, un generale, venuto a sapere dei festeggiamenti per il matrimonio di un suo impiegato, decide improvvisamente di parteciparvi con un gesto che crede generoso e umano. Il suo arrivo, tuttavia, rompe gli equilibri e trasforma la festa in un episodio di profondo disagio sociale e morale.
“Il lungo viaggio” rimane una delle produzioni più significative della Rai degli anni Settanta, capace di portare sul piccolo schermo la complessità dei personaggi di Dostoevskij e le contraddizioni di un mondo burocratico in cui l’uomo finisce per perdersi tra sogno, colpa e follia.