Marco Pagot è l’ideatore, assieme a Gi Pagot, de “Il fiuto di Sherlock Holmes”, serie animata presentata nella versione restaurata da Rai Teche in anteprima a Lucca Comics 2025 e dal 3 novembre su RaiPlay. In questa intervista esclusiva a cura di Giancarlo Biondi, Pagot ripercorre la genesi del progetto che nacque alla fine degli anni Settanta grazie all’intuizione di Luciano Scaffa, dirigente di Rai Uno.
“Negli anni ’70 – spiega Pagot – cominciano ad arrivare i prodotti giapponesi sul mercato europeo. Scaffa ebbe l’idea di proporre delle coproduzioni, così da non essere solo fruitori dei prodotti giapponesi, ma di creare insieme qualcosa di nuovo”.
Tra i progetti che gli studi italiani prepararono per questa nuova avventura, i fratelli Pagot presentarono l’idea di un Sherlock Holmes in versione canina. “All’inizio – spiega Pagot – era pensato per un pubblico più adulto, con un tratto più duro. Poi, nel 1979, mi fu chiesto di accompagnare Scaffa in Giappone per presentare il progetto. Fu allora che incontrai Hayao Miyazaki”.
Da quell’incontro nacque una collaborazione straordinaria. Miyazaki rimase affascinato dal progetto, che sarebbe poi diventato la prima coproduzione ufficiale tra Italia e Giappone. Pagot ricorda che allora aveva 22 anni e si trovò a discutere con Miyazaki che all’epoca era già molto rispettato in Giappone.
Le distanze e la tecnologia dell’epoca non rendevano facile la comunicazione. “Non c’erano e-mail o scambi digitali – spiega Pagot – si lavorava via fax. Io andavo e tornavo da Tokyo ogni mese per seguire la produzione”.
Pagot ricorda anche con divertimento la scelta del doppiaggio italiano, come l’idea di dare al Professor Moriarty un accento torinese: “Volevamo renderlo meno banale, meno il solito cattivo. Così, con il direttore del doppiaggio Mario Russo, abbiamo deciso di usare voci e accenti particolari”.
Oggi “Il fiuto di Sherlock Holmes” conserva intatta la sua freschezza e il suo fascino visivo, frutto di un lavoro corale e di una qualità produttiva altissima. Torna disponibile per il pubblico completamente restaurato grazie al lavoro congiunto della Direzione Rai Teche e del Centro di Produzione TV di Roma.


