il 18 gennaio del 1966 viene nominata Primo Ministro dell’India Indira Gandhi
Quando il paese tornò alle urne nel 1977, il suo partito venne sconfitto e Indira, un anno dopo, fu addirittura incarcerata per alcuni giorni.
Ma si riorganizzò e in pochi mesi fondò un nuovo partito, il Congresso nazionale indiano (Indian National Congress), che vinse le elezioni del gennaio 1980 e le consentì di ritornare alla guida del governo. Il suo secondo mandato iniziò il 14 gennaio di quell’anno.
All’inizio degli anni ’80 si sviluppò in India un movimento estremista sikh che perseguiva l’indipendenza del Punjab indiano. Indira Gandhi decise di intervenire con l’esercito, ed espugnò il Tempio sacro dei sikh con un bombardamento e una sanguinosa occupazione, uccidendo molti sikh che si erano radunati quella giornata per il martirio del Guru Arjan Dev Ji, allo scopo di evitare future spinte indipendentistiche del Punjab.
Indira Gandhi morì il 31 ottobre 1984, uccisa dalle sue due guardie del corpo sikh, come ritorsione per aver ucciso molti innocenti sikh e aver usato i carri armati per distruggere il sacro tempio dei sikh con Operazione Blue Star.
La sera del 30 ottobre, Indira Gandhi era appena tornata da un faticoso giro elettorale nell’Orissa. In quell’occasione aveva concluso il discorso con queste parole:
« Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India. »
Dal programma “Hollywood Party” un breve frammento dell’intervista di Silvano Agosti a Indira Gandhi dove ascoltiamo la sconcertante, lucida serenità con cui il premier condivide, con il governo del paese, il rischio di morire, cosa che succederà poco dopo quest’intervista per il tradimento di due agenti di scorta del leader Indiano. Forse i lunghi anni di governo spesi anche per traghettare verso la civiltà un paese reduce dal colonialismo più intransigente con conflitti religiosi tra induisti ed islamisti e l’esigenza di abolire le profonde ingiustizie sociali che condannavano il popolo all’ignoranza e alla miseria, rendeva la morte un argomento di normale quotidianità .