Mario Monicelli (Roma, 16 maggio 1915 – Roma, 29 novembre 2010), tra i maestri della commedia all’italiana, fu regista, sceneggiatore e scrittore. Insieme a Risi, Scola, Germi e Comencini, contribuì a definire un genere che rese celebre il cinema italiano nel mondo. Nel video un estratto da un’intervista del 1977 per la rubrica di cinema “Vedo, sento, parlo”, in cui Gianni Rondolino e Mia Santanera intervistano Alberto Sordi e Mario Monicelli su “Un borghese piccolo piccolo”.
Tra le sue opere più note: “Guardie e ladri”, “I soliti ignoti“, “La grande guerra”, “L’armata Brancaleone“, “Amici miei”. Fu candidato sei volte all’Oscar e vinse numerosi riconoscimenti, tra cui il Leone d’oro alla carriera nel 1991.
Nato a Roma, proveniva da una famiglia colta: il padre era giornalista e critico teatrale. Dopo la laurea in lettere a Pisa e gli inizi con cortometraggi sperimentali, Monicelli divenne aiuto-regista e poi regista a pieno titolo, spesso in coppia con Steno. Il suo cinema si distingueva per ironia, realismo e uno sguardo partecipe verso gli ultimi.
Capolavori come “I soliti ignoti” (1958) e “La grande guerra” (1959) lo consacrarono. Nei decenni successivi affrontò temi più drammatici (“Un borghese piccolo piccolo”) o corrosivi (“Parenti serpenti”), ma sempre con uno stile personale, lucido e disincantato. Attento osservatore della società italiana, Monicelli raccontò, con umorismo e malinconia, vizi e virtù di un intero Paese.
Su RaiPlay è possibile vedere “Le due vite di Mattia Pascal” (1985) versione televisiva della rilettura de “Il fu Mattia Pascal” (1904) di Luigi Pirandello, con Marcello Mastroianni, Senta Berger, Flavio Bucci, Laura Morante. Da segnalare anche il vivace confronto con Nanni Moretti coordinato da Alberto Arbasino nel 1977 a “Match – Domande incrociate” sulla situazione del cinema italiano: generi e contenuti, problemi economici, strategie produttive e distributive, utilizzo degli attori, differenze tra vecchia e nuova regia.