“Non so che dire, io non ho preso niente” piange Eddy Merckx commentando la sua squalifica per doping al Giro d’Italia del 1969 al microfono di Sergio Zavoli. È un momento rimasto nella storia della della TV, tratto dal “Processo alla Tappa” e riportato nel video. Ospiti in studio, tra gli altri, Indro Montanelli ed Enzo Biagi che discutono del “caso Merckx” in modo acceso e appassionato.
Questo pezzo fa parte del patrimonio di inchieste di Sergio Zavoli (Ravenna, 21 settembre 1923 – Roma, 4 agosto 2020) che Rai Teche offre su RaiPlay con il programma “Diario di un cronista”, un viaggio nella memoria del grande giornalista e intellettuale di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita .
La trasmissione è una straordinaria raccolta di oltre mezzo secolo di inchieste e reportage che restano pagine indelebili nella storia del servizio pubblico radiotelevisivo, capaci di raccontare l’evoluzione sociale, culturale, civile e politica del nostro Paese nella seconda metà del ‘900.
In ciascuna puntata viene affrontato un diverso tema, approfondito attraverso un montaggio di sequenze riprese da alcuni dei programmi più celebri di Zavoli (“Processo alla tappa”, “Nascita di una dittatura”, “Viaggio nel Sud”, “La notte della Repubblica”, “Viaggio nella Giustizia”, “Credere non credere”), ma anche dalle tante rubriche, a partire dallo storico “Tv7”, per le quali il giornalista ha firmato nel corso degli anni servizi che hanno fatto epoca.
Il percorso di questo appassionante “diario televisivo” consente di tornare sui momenti più significativi di una carriera eccezionale, cominciata in radio e proseguita sul piccolo schermo sempre sperimentando nuovi format e modelli di linguaggio, riferimenti imprescindibili per generazioni di cronisti.
Ne è un esempio “Zoom su Fellini” servizio qui riportato in cui per la prima volta il grande regista accettava di essere seguito dalle telecamere di un cronista mentre stava girando un film, in questo caso “Giulietta degli spiriti” nel 1965.
Gli episodi e le questioni trattate nei diversi capitoli del “Diario” sono innumerevoli: come pochissimi altri Zavoli ha saputo raccontare il dramma del terrorismo (“Le tre vie”, sul sequestro Moro), la mafia (“Crimine o aria che cammina”) e il problema della tossicodipendenza (“Un viaggio nel niente”), lo sport oppure un evento storico quale la liberazione di Mussolini dalla prigione del Gran Sasso nel 1943.
Se poi si pensa a un documento unico nel suo genere come il servizio radiofonico “Clausura” (Prix Italia 1958), registrazione della vita in un convento di carmelitane scalze degli anni ’50 ripresa tre decenni dopo dallo stesso giornalista per una versione TV, l’opera complessiva di questo maestro dell’informazione si conferma per il suo valore di testimonianza, oltre che come fonte d’ispirazione ed esempio di altissima qualità per i mass media di domani.