Nel 1960 la Rai, in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, affidò al maestro Alberto Manzi (Roma, 3 novembre 1924 – Pitigliano, 4 dicembre 1997) la scrittura e la conduzione di una trasmissione destinata a diventare l’emblema della missione educativa della televisione: Non è mai troppo tardi.
Il “Corso di istruzione popolare per adulti analfabeti” fu istituito nel 1960 dalla Rai in collaborazione con il ministero della Pubblica Istruzione, con l’intento di mettere in atto attraverso il neonato mezzo televisivo un’opera di alfabetizzazione di massa, che consentisse all’ancora elevata percentuale di popolazione non scolarizzata di conseguire la licenza elementare. Il programma andava in onda in orario preserale, per permettere agli alunni di seguire le lezioni dopo il lavoro, e furono allestiti circa 2000 punti di ascolto per sopperire alla mancanza di apparecchi televisivi nella maggioranza delle case degli italiani. Solo nel primo anno ben 35.000 italiani ottennero il diploma grazie ai corsi televisivi. La trasmissione andò in onda fino al 1968, quando la frequenza della scuola dell’obbligo era notevolmente aumentata: in otto anni furono realizzate quasi 500 puntate, seguite da centinaia di migliaia di persone.
Grande divulgatore, disegnatore e maestro, Manzi insegnava con pazienza, creatività e passione a leggere e a scrivere nel “primo corso” e nel “secondo corso” le materie oggetto d’esame, integrando gli argomenti ministeriali con tematiche di attualità, e contribuendo alla diffusione dell’italiano standard accanto ai dialetti parlati nella penisola. Nelle sue lezioni non manca l’innovazione tecnologica – la prima lavagna luminosa in tv, il robot con cui si fanno giochi di “caccia all’errore” – e persino gli oggetti più comuni acquistano nuovi significati: anche un semplice carboncino nelle mani del Maestro Manzi diventa una bacchetta magica da cui scaturiscono in pochi e decisi tratti sul foglio bianco della lavagna luoghi, immagini e parole in forma di disegno: un linguaggio comune al maestro e agli allievi, come un dizionario per immagini che prende vita in modo estemporaneo davanti agli occhi dei telespettatori.
L’antologia curata da Rai Teche raccoglie una selezione di puntate da ciascuna edizione di Non è mai troppo tardi, con l’intento di restituire la varietà, la completezza e la profondità delle lezioni del Maestro. Nella sua aula televisiva si incontrano celebrità quali Gino Bartali e Aldo Fabrizi, lettere dell’alfabeto e operazioni matematiche, pianeti del sistema solare e città italiane. Si incontrano alunni che partecipano di persona ad alcune lezioni, facendo commuovere persino Manzi nel vedere un suo anziano allievo scrivere per la prima volta il proprio nome alla lavagna. Si incontrano riflessioni sul presente di allora e di adesso, pensieri poetici, filosofici, teologici, esistenziali. Si incontra il vero Servizio Pubblico, votato alla diffusione della cultura e dell’istruzione.
“Se vogliamo vincere tutti la fame, la miseria, la schiavitù di non saper leggere e di non saper scrivere, e soprattutto se vogliamo sconfiggere la cosa più terribile di tutte, l’ignoranza, si deve studiare. Soltanto l’istruzione potrà far sì che tutta l’umanità possa vivere meglio”.
Disponibile anche nella fascia Teche su RaiPlay
In alto la puntata introduttiva del corso del 1964:
L’alfabeto (10 ottobre 1964)
Un uomo passeggia per le strade di Roma, fra insegne e cartelli, una giungla di caratteri ai suoi occhi incomprensibili. È per adulti non alfabetizzati come lui che il Maestro Manzi tiene il suo corso per conoscere e padroneggiare questi “strani segni” del linguaggio umano e vincere così “la schiavitù dell’ignoranza”.
Di seguito una selezione di puntate dalle altre edizioni:
Gli alunni del Maestro Manzi (24 febbraio 1961)
Il 24 febbraio 1961 per la prima volta il Maestro ha degli alunni in studio: adulti e anziani dai 50 agli 82 anni di età, dal signore che torna tutti i giorni a casa con il mulo per seguire le lezioni in tv alla signora che ha finalmente potuto scrivere una cartolina al figlio lontano. Commovente persino per Manzi, che non nasconde l’emozione al vedere i suoi allievi scrivere i propri nomi alla lavagna.
B come Bartali, bicicletta, Bechi, baritono (12 gennaio 1962)
Per insegnare la lettera B agli alunni, il Maestro Manzi invita in studio due giganti: della bicicletta, Gino Bartali, e della musica, il baritono Gino Bechi, che fa ascoltare la cavatina di Figaro dal Barbiere di Siviglia di Rossini.
C come città (27 gennaio 1961)
Partendo da un piccolo racconto, in questa puntata gli alunni imparano a scrivere la C dolce di città, cena, incendio. Il Maestro porta poi telespettatori in un ufficio postale, per dimostrare l’importanza dell’alfabetizzazione per risolvere i problemi della vita di tutti i giorni: “basta leggere!”.
F di Fabrizi, Aldo (11 gennaio 1961)
Per la lezione sulla lettera F, in onda l’11 gennaio 1961, viene nella classe del Maestro Manzi uno scolaro d’eccezione: l’attore Aldo Fabrizi, che gioca con i telespettatori a cambiare le vocali in una parola per crearne di nuove.
M di Milano, T di Torino, N di Napoli (16 gennaio 1967)
Spiegando le lettere maiuscole, Manzi insegna agli spettatori nomi propri di fiumi, monti e città: la lezione diventa un viaggio lungo la penisola, alla scoperta della vita cittadina e dei monumenti di Milano, Torino, Napoli, Firenze, Venezia, Roma.
Le vocali (14 gennaio 1966)
Nell’edizione del 1966 Manzi inizia il suo corso partendo dalle vocali e dai pronomi personali io, tu, lui, loro, noi, coniugando la semplicità essenziale della sua spiegazione con la complessità della riflessione esistenziale: che cosa siamo noi? Cosa ci distingue dagli animali? Pensiamo e perciò siamo uomini, e in questo siamo tutti uguali.
Matematica: le moltiplicazioni (7 marzo 1963)
Oltre alle lettere dell’alfabeto, al centro delle lezioni di Manzi sono anche i numeri e le operazioni matematiche: in questa lezione vengono spiegate moltiplicazioni e tabelline. Come esercizio di lettura, al posto delle classiche frasi alla lavagna, vengono fatte leggere ai telespettatori le didascalie di una storia recitata come in un film muto di inizio secolo.
SC come Scuola: “io ora so scrivere” (6 ottobre 1965)
“Io sono un pescatore”, “Io ora so scrivere”: queste le frasi che gli alunni di una classe di adulti del borgo di pescatori di Cetara, in collegamento in diretta con il Maestro Manzi, scrivono alla lavagna della loro aula in questa preziosa puntata sui nessi consonantici con la C, tra scuole, vascelli, necropoli etrusche e clarinetti.
Astronomia: il sistema solare (27 aprile 1968)
Tra le materie del “secondo corso”, pensato per i semi-analfabeti, vi era anche scienze, e in particolare geografia astronomica: in questa puntata Manzi spiega le caratteristiche del sistema solare, dei pianeti, satelliti e asteroidi che ne fanno parte.
Che cos’è la poliomielite? (9 marzo 1968)
In risposta alle lettere con le domande dei telespettatori, e in questo caso delle mamme telespettatrici, Manzi tiene una lezione dedicata alla poliomielite e alla storia della campagna vaccinale contro la malattia. Solo due anni prima, nel 1966, la vaccinazione antipolio era diventata obbligatoria in Italia.
L’ultima lezione: le poesie di Trilussa e l’onestà (10 maggio 1968)
Il Maestro dedica l’ultima lezione di Non è mai troppo tardi, in onda il 10 maggio 1968, non al ripasso degli argomenti del corso ma all’ascolto della voce del poeta Trilussa, per imparare a sorridere e a saper osservare e criticare con onestà. Manzi lascia i suoi alunni con un monito, la lezione più importante di tutte: “ricordiamoci di essere onesti, perché sarà l’onestà a darci la forza di andare avanti”.