Dopo la pubblicazione del Viaggio in Italia di Guido Piovene, RAI Teche è felice di proseguire l’indagine sul documentario radiofonico, inaugurando una pagina specificamente dedicata a questa fondamentale tipologia in cui, nel secolo scorso, si incanalò il racconto della contemporaneità.
La selezione dei documenti privilegia gli argomenti più strettamente legati alla storia d’Italia nel dopoguerra che verranno disposti in quattro contesti tematici:
Terre, epoche e genti d’Italia
22/9/1950 – Subiaco, il sacro Speco
1/3/1951 – Da Caprera a Serbariu. Prima parte
1/3/1951 – Da Caprera a Serbariu. Seconda parte
24/10/1951 – Prigionia
7/1/1952 – Quel ramo del lago di Como
20/2/1952 – Scartamento ridotto
19/9/1952 – La Fattucchiera
29/11/1952 – Cancellata la Linea Gotica
8/4/1953 – Paesaggi e scrittori: Il Friuli
6/8/1953 – Gli ultimi testimoni del passato remoto
19/02/1954 – Il Tevere a Roma
6/5/1954 – Soglia Messapica
5/8/1954 – Le Tremiti
8/8/1954 – Firenze. Agosto 1944
02/06/1955 – I Paesi Campioni
3/5/1955 – Risorsero dalle ceneri
6/5/1955 – La difesa collettiva dell’Europa
12/7/1956 – Lo zio di Parigi
13/9/1956 – Un villaggio per il mondo
3/1/1957 – Budapest ora zero per il mondo
4/11/1957 – A Budapest anniversario muto
1/11/1958 – Il caso Pasternak
3/4/1959 – 10 anni di Alleanza Atlantica
30/5/1959 – Sotto il monte Bianco
29/6/1956 – Sabbia verde
23/11/1959 – La Cerulea Dora
La società italiana negli anni Cinquanta
2/10/1951 – Una notte sul bragozzo
17/9/1952 – Banchi di scuola per quarantenni
3/5/1953 – Giro d’Italia in autostop
20/11/1953 – Sei balletto sei
28/8/1954 – Il corpo del reato
20/7/1955 – Roma di Notte
21/11/1955 – Novizi
2/12/1955 – Manca 30 per fare 31
23/12/1957 – Clausura
21/2/1958 – Le voci di Napoli
03/04/1959 – Tifosi, Patiti e Fans
14/2/1960 – Un giorno col personaggio: Achille Mario Dogliotti.
20/3/1960 – Un giorno col personaggio: Enzo Ferrari.
Cultura e spettacolo in Italia dopo la guerra
5/9/1952 – Volti senza voce
4/2/1953 – Tristezza degli umoristi
18/2/1953 – Scrittrici in rosa
16/09/1953 – Una lezione d’acustica
21/10/1953 – Notturno a Cnosso
21/11/1953 – Il castello di celluloide
7/12/1953 – Lettere dal passato
20/02/1954 – Organi. Storie di Organi nelle chiese di Roma
25/4/1954 – Rapsodie di cantastorie
8/10/1954 – Gente di via Margutta
6/4/1956 – L’Itinerario di Enea: da Scilla a Trapani
13/4/1956 – L’Itinerario di Enea: Palinuro
27/4/1956 – L’Itinerario di Enea: Verso la foce del Tevere
1/11/1956 – Spettacolo in Provincia
20/12/1956 – Suoni della mia città
2/12/1957 – Questa è la Scala
14/7/1958 – L’Università dei sogni
23/1/1959 – La storia che andiamo a narrare
19/5/1959 – Villa delle Ginestre
21/6/1959 – Ai piedi del monte
3/7/1959 – I giullari della poesia
31/1/1960 – Un giorno col personaggio: Arnoldo Mondadori
6/3/1960 – Un giorno col personaggio: Federico Fellini
7/3/1960 – Alla ricerca di nonna Speranza
3/4/1960 – Un giorno col personaggio: Giorgio De Chirico
Lo sport alla radio prima della televisione
18/7/1954 – Io e il Cervino
4/3/1955 – La Palla è rotonda. Piccola inchiesta sul calcio minore
5/6/1955 – Bolidi senza gloria
24/4/1956 – Motori alla sbarra
11/12/1956 – Pedali in vacanza
25/3/1957 – Sfida alla montagna
Il documentario radiofonico fu, accanto al radiodramma, la forma prevalente in cui prese vita il linguaggio della comunicazione di massa come narrazione degli eventi. Esso si sviluppò dall’originaria struttura della radiocronaca per poi assumere una fisionomia precisa di divulgazione e di strumento di evoluzione della coscienza collettiva degli ascoltatori. Gli eventi narrati alla radio dovevano rappresentare per gli italiani un momento di riconoscimento in valori comuni oltre che un modo per approfondire la conoscenza dei fatti umani.
La pagina iniziale del nº 50 Radiorario del 1931, presentando la nuova rubrica dell’EIAR Voci del mondo, una delle prime realizzazioni di documentario radiofonico, ben sintetizza le caratteristiche del racconto per suoni: “La Radio, come raccoglie e trasmette la musica, il canto, la parola artisticamente intesi, prodotto cioè di leggi ritmiche umane, può risalendo alle origini comporre uno spettacolo musicale cogliendo nella grande sinfonia della natura e nel vasto campo polifonico del rumore quei suoni e quei rumori che possono caratterizzare un determinato aspetto della vita o un tipico folklore sonoro della natura. Dal canto dell’usignolo, captato nel suo palcoscenico reale, al fragore della valanga, dal concerto di un’alba in campagna al suggestivo boato di una cascata. Accanto a questi “spettacoli di natura”, [vi sono] gli “spettacoli della vita umana”, nei suoi tipici aspetti di lavoro, di forza, di dinamica collettiva; il “documentario sonoro”, insomma, il germe iniziale di quella nuova forma di varietà giornalistica tutta viva, tutta vita, tutta fremente, calda, sensibile, che troverà larga applicazione col progredire delle possibilità tecniche per una perfetta attuazione. Esempi di questi “spettacoli della vita umana”, il varo di una nave o il canto multanime di cento motori, dinamo, ordigni meccanici, in grado di costituire partitamente i complessi organi di un’automobile o di una locomotiva; la bottega di un venditore di uccelli canori o l’officina di una grande industria; la bottega sonante del fabbro o il cortile di una scuola durante la ricreazione; un momento saliente di una manovra militare, coi suoi spari, i suoi comandi, il rumore delle artiglierie, il crepitar delle mitragliatrici, lo scalpitio dei cavalli o il ronzio immenso di una grande centrale elettrica, il tuono delle cascate generatrici e, lì presso, il grido d’un gallo in montagna . . .”
Purtroppo i documenti che attestano l’esordio e la prima fase di sviluppo del documentario mancano, alla pari di quasi tutti gli altri programmi completi anteriori al 1945, essendo la pressoché unica modalità di trasmissione la diretta ed essendo altresì estremamente circoscritti i casi di registrazione. Tuttavia, l’archivio RAI dei Giornali Radio custodisce la serie dei documentari e delle inchieste giornalistiche radiofonici andati in onda fra il 1950 e il 1963, che rappresenta una delle collezioni più preziose non solo per le caratteristiche formali e strutturali delle trasmissioni ma per la raffigurazione stessa dell’Italia nel difficile momento dell’immediato dopoguerra. Essa si compone, limitatamente al lasso di tempo cronologicamente definito tra il 1950 e il 1963, di circa 350 documenti, che non erano mai stati digitalizzati. Alla realizzazione di questi documenti di capitale importanza storica concorsero i massimi radiocronisti dell’epoca, come Sergio Zavoli, Nanni Saba, Aldo Salvo, Lello Bersani, Luca di Schiena, Paolo Valenti e molti altri che poi avrebbero prestato la loro formidabile energia ed esperienza alla nascita della televisione.
Excursus storico e caratteri del radiodocumentario
Dal 1944 la vecchia EIAR – Ente Italiano Audizioni Radiofoniche aveva mutato denominazione in RAI Radio Audizioni Italiane. Nel corso della guerra la radio, ancora monopolizzata dal regime che nei venti anni precedenti l’aveva usata come strumento per controllare e veicolare le coscienze degli italiani, ricevette un potenziamento del proprio ruolo, nato dalla domanda sempre crescente di informazioni da parte degli ascoltatori. La sua funzione e la sua portata si estesero presso fasce di popolazioni che in precedenza ne erano rimaste escluse. Ma l’immagine dell’Italia data dal regime continuava ad essere parziale, edulcorata e conforme a una visione trionfalistica e celebrativa che i fatti man mano tendevano sempre più a smentire. Si pensi infatti allo stile delle radiocronache, le antenate del documentario radiofonico, in genere dominate dalla voce di Guido Notari, la stessa alla quale era affidato il commento dei cinegiornali dell’Istituto Luce. Lo stesso mondo rurale, così vasto e così calato nell’arretratezza e nella povertà, veniva dipinto come una sorta di paradiso incontaminato, abitato da una razza italica forte e pronta a tutto.
Nacquero in questo contesto le prime forme di radiocronache, che vengono fatte solitamente risalire intorno al 1930 al giovane gruppo giornalistico dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) . Sotto il fascismo, infatti, l’urgenza più impellente, sotto il profilo formale e contenutistico, era quello di costituire una nuova figura di radiocronista, in grado di attirare l’attenzione degli ascoltatori, incidere nella loro immaginazione durante l’ascolto delle rappresentazioni sonore degli eventi del regime, narrare le conquiste del popolo sia in guerra, sia nella quotidianità, glorificare la società fascista. Lo scopo ultimo era quello di illustrare la storia all’atto del suo compiersi attraverso una forma di giornalismo, la radiocronaca, caratterizzata da tempi rapidi, che vede il predominio dell’improvvisazione sulla riflessione, dominata dall’urgenza di far giungere le situazioni al pubblico in modo efficace, attraverso una drammatizzazione del testo. Nel momento stesso in cui il giornalista radiofonico “media” l’evento in presa diretta, l’ascoltatore ne fa un’esperienza subitanea, che può far scaturire in lui una reazione istintiva.
La fine della guerra determinò, anche grazie all’attività svolta dagli angloamericani nelle emittenti delle città liberate, il profilarsi di una molteplicità di doveri e di necessità alle quali era necessario fare fronte: il ripristino di una rete di comunicazione gravemente compromessa dagli eventi bellici e la riconquista di credibilità presso gli italiani nella delicata fase di ricostruzione, in modo da sostituire l’uso della radio come strumento di fabbrica del consenso con quello di veicolo per riscuotere nuovamente la loro fiducia.
Di conseguenza, scopo primario della comunicazione radiofonica diveniva quello di dare un’immagine più realistica dell’Italia, attraverso la ricognizione attenta sia delle difficoltà, sedimentate o contingenti, gravanti in molte sue zone , sia delle sue potenzialità di ripresa.
Va tenuto conto, inoltre, che il 1 ottobre 1950 era nato il Terzo Programma Radiofonico e che il 30 dicembre 1951 gli altri due canali Rete azzurra e Rete rossa venivano sostituiti col Programma Nazionale e col Secondo Programma. Non si trattò soltanto di un cambio di nomenclatura ma di una nuova impostazione della programmazione ripartita fra le tre reti che corrispondevano alla triplice funzione della radio: informare, divertire ed educare. Questa impostazione cercava di andare incontro alle esigenze della popolazione italiana dell’epoca. Il censimento del 1951 rivelava infatti l’esistenza di 13 milioni e mezzo di analfabeti e semianalfabeti, di 7 milioni di alfabeti senza alcun titolo di studio, di 25 milioni di persone con diploma elementare mentre due milioni e mezzo erano i diplomati di scuola media inferiore e mezzo milione i laureati.
Il momento di maggior fulgore del documentario radiofonico fu quello che si può definire “del neorealismo radiofonico”, tra l’inizio degli anni ’40 e la metà degli anni ’50. Come detto poco prima, in questo periodo si delinea, da parte dei giornalisti, la volontà di proporre e di documentare le realtà storiche, sociali ed economiche delle aree geografiche e degli strati sociali fino ad allora esclusi dalla cronaca dominante rappresentandoli in una dimensione costituita da suoni, rumori, voci, silenzi. Qui convergono la funzione, la finalità e la struttura caratteristiche del documentario radiofonico, che lo rendono in grado di focalizzare l’interesse dell’ascoltatore sugli aspetti poco conosciuti o ignorati della società avvalendosi dell’immediatezza della ripresa sonora.
Il documentario assunse spesso l’aspetto dell’inchiesta e del servizio speciale e si affermò ben presto come il principale veicolo di divulgazione e approfondimento giornalistico e accanto all’altro modulo legato all’informazione e cioè il notiziario.
Le caratteristiche formali che generalmente lo contraddistinguono sono: la presenza di una voce fuori campo rappresentata dallo speaker al quale è affidata la narrazione, l’inserimento di testi che riguardano l’argomento trattato, le testimonianze dirette di protagonisti e di anonimi abitanti delle realtà regionali intervistati nel corso dei vari sopralluoghi, la presenza di voci e suoni d’ambiente registrati sul campo, con inserimento talvolta anche di canti tradizionali, per caratterizzare gli elementi della scena sonora.
Nella sua evoluzione, tuttavia, il documentario ebbe modo di variare talvolta questi presupposti strutturali così da assumere la forma più consona all’argomento trattato secondo l’impostazione degli autori. Così, accanto ai radiodocumentari “classici”, nei quali l’intento narrativo coincide con la piena adesione alla realtà, riprodotta nella maniera più fedele possibile, vi sono altri casi che presentano una struttura narrativa più affine al radiodramma e alla scena radiofonica, nei quali le vicende reali vengono ricostruite o addirittura rappresentate da attori.
La collezione sarà alimentata costantemente con nuovi documenti sonori provenienti dall’archivio radiofonico di RAI Teche che saranno sottoposti a restauro, analizzati, riveduti dal punto di vista editoriale e pubblicati.